mercoledì 12 settembre 2012

Caro Editore


Caro Editore,
non perdere tempo a leggere, mi puoi pubblicare così, su due piedi: prima di scriverti ho frequentato un corso di scrittura creativa. Puoi andare sul sicuro. Certo. Che pensavi che mi presentassi impreparata? Non è mia abitudine fare o dire qualcosa senza la dovuta preparazione. Odio essere all’oscuro. Soprattutto perché odio non tenere sotto controllo tutto. Pensa che ho smesso di tingermi i capelli per non arrivare un domani e trovare i bastardi che hanno tramato contro di me e sono lì, tutti bianchi, sotto la tintura, a mia insaputa. È per questo che ho deciso di non essere schiava della ricrescita. Ma questo è un mio problema. Che stavo dicendo?... Ah, sì, del corso di scrittura. Io non ho alle spalle un’infanzia tormentata con relativo corredo di diari scritti fitto fitto e bagnati di lacrime quando l’amore non era corrisposto. No. Io a quei tempi giocavo a pallavolo e mi divertivo coi miei amici. Figurati che studiavo sempre dopo cena. Chi l’aveva il tempo di scrivere il diario? A mezzanotte ero sotto la doccia in palestra. Oddio il rendimento scolastico ne risentiva un po’. No, non sono mai stata bocciata. Ma all’esame di stato non ero poi così matura. Ho preso il minimo più uno per intercessione della santa prof di mate. Pensa l’ho rivista tre mesi fa – non mi vedeva da anni - e la prima cosa che mi ha detto è stata quanto aveva dovuto lottare per il mio voto. No, quindi dicevo che la mia è una passione tardiva, nata grazie a due coincidenze. La competizione con la suocera - che scrisse un diario della sua infanzia – e un incontro con Arbasino alla biblioteca Vieusseux, nel 1996. Da allora ho riversato la mia logorrea sulla carta, scrivendo, senza arte né parte, quello che conoscevo meglio: di me e di quello che sta intorno a me. Non ho mai inventato niente. Sai, io non so dire bugie… È vero! Perché nessuno mi crede mai quando lo dico? Fin da piccola quando mi regalavano vestiti era la mia croce: si vedeva sempre che non mi piacevano. Stavo zitta ma di sicuro la smorfia era eloquente. E a mia madre che mi rimproverava perché non ringraziavo rispondevo sempre “e chi gliel’ha chiesto?” Scrivo sempre tutta la verità, magari un po’ truccata per renderla più simpatica e avvincente. È evidente che la mia preparazione fosse un po’ scarsina e quindi ho fatto quello che ti ho detto prima. Ho cercato un docente di scrittura creativa. Allora, ero tutta infervorata all’idea, presa dall’eccitazione ho contattato il primo che è comparso sulla videata cercando con google. Così su due piedi non ho badato molto al curriculum e ho preso il primo venuto. È un tizio parecchio strano. A vederlo si presenta bene, è anche belloccio. Col suo zainetto pieno di sorprese, la giacchettina da intellettuale con gli occhiali (ne ha due paia, uno di rappresentanza e uno da tutti i giorni). Poi però, quando prende confidenza, manifesta i suoi lati oscuri. Pensa, si leva le scarpe mentre siamo a lezione e a sua discolpa, dopo le nostre proteste, ha inventato che lui “non sa puzzare”. Testuali parole, lo giuro! Non è tutto rifinito. Ha scritto di madonne vaganti nei boschi e conigli che sbucano dappertutto. È un pochino visionario e vive sulle nuvole. Una volta ci ha detto che lui si distrae, “a volte,… per anni”. Lo fa a anche durante la lezione. Ci propina molte citazioni ma di altri. “Falli ridere, falli piangere ma soprattutto falli aspettare” di Twain; “cercare di scrivere di sentimenti che non si hanno corrompe lo stile” di Nietzsche. Almeno così ha detto lui. Le sue citazioni personali sono tutte relative a scene di vita vissuta, la sua. Qualche volta bucolica, qualche volta no. Per esempio, a proposito del non saper puzzare come caratteristica di famiglia, ci ha raccontato che uno zio, con la sua stessa anomalia genetica, alla fine di una scarpinata, obbligava i figli ad annusargli i piedi per dimostrare la veridicità delle sue affermazioni. Sappiamo che ha un sacco di figli (è un coniglio anche lui?). Ha fatto il classico e ce lo fa pesare citando i lirici greci e Omero, ma anche Platone e Aristoti(e?)le. Figurati che di secondo nome ne ha uno greco!! Poi ora ce l’ha fatta lunga con un’opera su Attila e quando ne parla ha gli occhi sognanti. Di sicuro lui si vede lì a ridere e scherzare a tavola con gli Unni.  Comunque non è un esibizionista, è proprio così come si presenta. Perde sempre l’agenda, o non la porta, o non l’ha mai avuta, come conclude lui dopo averla cercata invano. Capisci il livello? Lui vive in un mondo parallelo. In questo periodo ho avuto anche modo di conoscere dei suoi vecchi allievi che lo seguono ancora. Un’allegra compagnia di pratesi. Gli fanno continuamente scherzi infantili. E lui ci casca. Sempre. Però mi ha insegnato ad usare l’indiretto libero e gliene sarò per sempre grata perché mi dà molta soddisfazione. A volte per pagine intere. Dice che ti conosce. Bene e da molti anni. È lui che mi ha detto di presentarti questa, mia. Io ti ho scritto principalmente per essere confortata in questa situazione imbarazzante e poi anche per vedere se lui ha ragione a dirmi di inviarti questa mia. 
Se non ti piace vuol dire che lui ha proprio sbagliato mestiere e che io devo tornare al mio. 
Ti saluto anticipatamente senza rancore se non mi pubblicherai. 

P.S.: l’autore in questione lo conosco da trenta anni ma non dico cosa è vero e cosa non lo è.  Comunque ha quattro figli e viene spesso a pranzo da me. Saluti.

Maria Cristina Vezzosi

Nota dell'Editore:  L'autore in questione apparirà con un suo racconto lunedì prossimo, qui sulla Stanza 251. La sua identità sara così svelata.

2 commenti:

  1. Ora ce la farà pesare, il buon Enzo, di essere oggetto di un racconto pubblicato... Ovviamente scherzo (e in quanto parte della compagnia degli Allegri Pratesi, lo scherzo fa parte di me)...
    Complimenti Cristina, mi hai fatto sorridere :-)

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    1. Bene, era quello che speravo, farvi sorridere.
      Ciao a presto.

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